“Dovrò dare il meglio di me, per rispondere in maniera adeguata alla stima che i miei confretelli mi hanno espresso!”. E’ all’insegna della “gratitudine” il primo commento a caldo di mons. Benigno Papa, arcivescovo di Taranto, in merito alla sua “fresca” nomina a vicepresidente della Cei, in sostituzione di mons. Giuseppe Costanzo, che ha appena terminato il suo mandato. Il Consiglio permanente della Cei, come si legge all’art. 21 dello statuto, è infatti composto dal presidente, dal segretario generale e dai tre vicepresidenti (uno per il Nord, uno per il Centro e uno per il Sud), cui vanno aggiunti i presidenti delle Conferenze episcopali regionali e i presidenti delle Commissioni episcopali (attualmente 12).”Quella dei vescovi italiani – dice mons. Papa al Sir – è un’assemblea del tutto diversa da qualunque altra: la parola che più la caratterizza è la comunione, unita alla grande correttezza e al rispetto di ciascuna persona”, come dimostrano del resto “il clima di affetto fraterno” e “l’attenzione dimostrata dai vescovi ad ogni contributo di riflessione di un proprio confratello”. Un “grande senso di responsabilità” e lo “scambio fraterno” completano il quadro delle riunioni plenarie dei vescovi italiani, che di solito prevedono due assemblee generali all’anno (ordinaria e straordinaria).Come vescovo “portavoce” del Sud, mons. Papa indica tra le richieste prioritarie della sua terra d’origine quella di “coniugare liturgia e pietà popolare, attraverso momenti di studio e di riflessione in cui il ‘sentire’ religioso proprio del Mezzogiorno, fatto anche di forme di devozione molto radicate tra la gente, si metta in contatto fecondo con le assemblee liturgiche attraverso una ‘contaminazione’ in grado di rivitalizzare e rendere ancora più specifico il modo di accostarsi alla vita ordinaria della Chiesa”. Sul versante sociale, per il nuovo vicepresidente della Cei una questione fondamentale è quella del lavoro, da garantire in particolare alle nuove generazioni: “Bisogna continuare a suscitare imprenditoria locale”, osserva a questo proposito Papa, citando realtà ormai consolidate nella Chiesa italiana, come il “Progetto Policoro”, promosso dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, dal Servizio Cei per la pasorale giovanile e dalla Caritas italiana. “E’ urgente educare i giovani, soprattutto quelli del Sud, a ‘rischiare in proprio’ anche nell’ambito lavorativo, assumendosi le proprie responsabilità e non cercando soltanto un aiuto esterno, come quello che può giungere dallo Stato. La creatività, nel Mezzogiorno, non manca: basta incanalarla nella direzione giusta”.
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